domenica 12 febbraio 2012

Due Passi nel Passato


di Simona CASAGRANDE

Passeggiando nel “budello” della bellissima Alassio tutti noi scrutiamo sempre le coloratissime ed eleganti vetrine rimanendo affascinati dai capi d’alta moda che abbagliandoci ci legano al presente o proiettano nel futuro, ma c’impediscono di ammirare il passato di questi luoghi e le bellezze che li circondano, tanto famigliari, ma incredibilmente sconosciute.

Basterebbe chiudere gli occhi per un attimo per lasciarsi trasportare all’inizio del secolo scorso, quando il centro cittadino, dove ora vi sono strade, case su case, non era altro che una verde pianura coltivata ad ortaggi ed alberi da frutta e a questo modo riusciamo a godere di cose che di solito, distrattamente, vediamo, ma non guardiamo.
Così partendo dal fondo di via Roma incontriamo Villa Bianca, ove dal 1888 al 1905 visse il noto pittore irlandese Richard Whateley West, che ogni mattina, anche nei giorni più freddi dell’anno, scendeva a fare il bagno in mare e le cui opere, donate dalla figlia Katleen, nel 1963, alla città di Alassio, sono ora conservate nella Richard West Memorial Gallery.
Entrando nel “budello”, a chiunque verrebbe da sorridere pensando come nel 1907, durante la prima edizione della Milano-Sanremo, i ciclisti partecipanti, dovettero transitare proprio di qui, una stretta via lastricata, perché non esistevano altre strade.
Subito incrociamo, in Borgo Barusso, la chiesetta di Sant’Anna, protettrice dei marinai, eretta nel 1730, che racchiude al suo interno un crocifisso ligneo di Antonio Maria Maragliano. Posta s’uno scoglio sembra quasi volerci aprire la porta verso il centro storico del paese e noi accogliamo di buon grado l’invito.
Dopo alcuni metri, sul lato destro, troviamo tre grandi portoni incorniciati da neri portali in ardesia scolpita: è la chiesa della Carità, ove è conservata una statua dell’Assunta, anch’essa del Maragliano. Adiacente vi è l'Hospitium Peregrinorum, che fu eretto tra il 1307 ed il 1310 dagli armatori alassini, in seguito alla mancanza di alloggi durante il passaggio delle folle di pellegrini, diretti a Roma per il I Giubileo, indetto da Bonifacio VIII nel 1300. Qui soggiornò anche San Rocco di Montpellier, nel 1315. L’Hospitium aveva inizialmente la capacità di ventisei letti, una cucina e l’annessa chiesa, in seguito venne ampliato diventando il primo ospedale civico.
All’angolo con piazza Matteotti, troviamo un grande portone verde scuro con chiodi a punta di diamante, con due battenti, sovrastato da una mezzaluna in ferro battuto: Palazzo Scofferi che nel periodo napoleonico, fu sede del municipio ed ove si racconta, pernottò Napoleone, qui di passaggio.
Girando a sinistra in via Milite Ignoto incontriamo subito un magnifico portone in ferro color verde chiaro con chiodi a punta di diamante, con due battenti in ottone fuoriuscenti dalla bocca di una testa di leone, rappresentanti ognuno due putti reggenti lo stemma di famiglia: Palazzo Vallerga.
Ed ecco anche l’elegante portone di Palazzo Brea, del XVI sec., riconoscibile per le sue classicheggianti colonne in marmo bianco di Carrara, in stile ionico, sovrastate da un portale bianco con l’effige “Commondo et Hospitio”.
I nobili qui erano di matrice imprenditoriale, nobilitati per servigi e benemerenze acquisite, quindi non gareggiavano tra di loro, costruendo residenze sfarzose, si accontentavano di dimore di modeste proporzioni, di massimo due piani e a poca distanza l’una dall’altra.
Tornando nel “budello”, al n.29 ecco nuovamente un Palazzo Scofferi, di un altro ramo della famiglia, mostrare un incantevole portone in legno marrone scuro con chiodi arrotondati in ottone, affiancato da finte colonne in marmo bianco di stile dorico e sovrastato da una mezza luna in ferro battuto con al di sopra un bellissimo stemma di famiglia in pietra bianca.
Poco lontano incontriamo, del sec XVI e XVII, il Palazzo dei cittadini più illustri: i Marchesi Ferrero Gubernatis di Ventimiglia. Le finestre contornate dal giallo ocra sullo sfondo rosso scuro della facciata, fanno pensare al Palazzo del Quirinale ed il portone è talmente maestoso che sembra impossibile passagli davanti senza che venga notato, eppure sono pochi coloro, alassini e non, che restano catturati da tanto splendore. I battenti in ferro liscio, sul portone centrale, fuoriescono dalla bocca di Bacco ed i portali in marmo bianco hanno altorilievi con fiori, frutta e melograni a fargli da cornice; al centro, in alto, un grande stemma in marmo rappresentante uno scudo su sfondo oro con tre righe nere; sui lati due altorilievi in marmo bianco con grandi vasi pieni, quello a destra di fiori, quello a sinistra di frutta. Sul retro del Palazzo troviamo un maestoso giardino curato con l’amore che si addice solo ad uno scrupoloso giardiniere: pieno di aiuole con fiori di ogni specie e colore e poi abeti, palme e cipressi ed al centro un romanticissimo pozzo.

S’un lato di via Cavour, alzando lo sguardo, troviamo un bellissimo edificio bianco, degli anni ’30, con ringhiere e sottobalconi in ferro battuto nero, in stile liberty, quello che fu lo storico “Caffè Roma”, raduno del jetset internazionale degli anni ’50. - “Quel muricciolo anonimo, così spoglio, semplice contenimento del terriccio dei giardini pubblici, è indegno della vivacità dei passanti e della sensibilità degli ospiti seduti ai tavolini di un caffè così elegante” - disse un giorno Mario Berrino, il titolare del noto locale, ad Hemingway, mentre questi firmava il libro dei ricordi. Ma fu proprio in quell’istante che gli venne l’idea di trasferire gli autografi di tutti quei personaggi illustri, che aveva raccolto negli anni, su piastrelle di ceramica colorata, di varie forme e dimensioni, e rivestirne quel “Muretto” così spoglio, affinché tutti potessero contemplarli.

Dietro al Muretto, nascosto dagli enormi alberi del giardino, il Palazzo del Comune che dal 1904, ha preso il posto del convento delle Clarisse che sorgeva qui dal 1603, poi spostato sulla collina.

Di fronte, nascosta da un abete, s’intravede la “nuova” stazione ferroviaria, costruita nel 1914, s’un terreno che fu della famiglia Hanbury, la quale lo concesse gratuitamente a condizione che tutti i treni passeggeri, transitanti da Alassio, vi si fermassero; il primo treno che transitò sulla linea Savona-Ventimiglia risale all’anno 1872.
Attraversata piazza Partigiani si giunge ad una splendida costruzione in stile liberty, appena restaurata, il “Grand Hotel”. Del 1871, era l’albergo più elegante del ponente ligure, solo una decina d’anni più vecchio dell’Hotel Mediterranee, era affiancato da un casinò che ha lasciato il posto all’attuale piazza.

Furono gli anni in cui i medici cominciarono a consigliare la balneazione nelle acque marine quale metodo naturale per la guarigione di diverse malattie, così le spiagge cominciarono timidamente ad animarsi di ultra pudichi bagnanti e proprio qui davanti sorse, qualche anno dopo, il primo stabilimento balneare della cittadina “l’Anfitrite”, affiancato in breve tempo dalle cabine del Collegio Salesiano. Pochi sanno che, a questo proposito, nel 1906 le autorità comunali emisero un’ordinanza (molto simile a quella attuale), secondo la quale era severamente proibito percorrere o intrattenersi per le vie del paese in accappatoio, era solo tollerato andare con tale abbigliamento dall’abitazione al mare.
Questi furono anche gli anni in cui arrivarono qui i precursori dell’attuale turismo: gli inglesi.
E così nacque l’Alassio che tutti noi conosciamo, quella che viviamo ascoltando il ticchettio dell’orologio e di cui non ci soffermiamo mai ad ammirare le bellezze che la resero tale.

 

Pubblicato su GenovaZena nel giugno 2010




venerdì 3 febbraio 2012

Conoscere è il Primo Passo per Amare

di Simona CASAGRANDE
Nasce nel 1975 da un'idea di Elena Croce, figlia del grande filosofo Benedetto Croce, con il preciso scopo di contribuire alla tutela, alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio artistico e ambientale italiano: è il FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano.
Dall’idea di pochi ha percorso negli anni un lungo ed impervio cammino. Dalla prima donazione, nel 1976, nell’isola di Panarea, nell’arcipelago delle Eolie, si sono aggiunti castelli, ville nobiliari, collezioni di dipinti, mobili, ceramiche e porcellane, teatri, monasteri, abbazie, parchi storici, baie, aree naturali e paesaggi d’incontaminata bellezza, fino ad arrivare al 2008, in cui è stata finalmente aperta al pubblico Villa Necchi Campiglio a Milano.
Da trentacinque anni, il FAI, grazie al generoso aiuto di molti, protegge, un patrimonio unico al mondo che appartiene a ciascuno di noi: si prende cura dei luoghi meravigliosi che gli vengono affidati, occupandosi del loro restauro per poterli aprire al pubblico in modo che tutti possano goderne, si occupa del paesaggio a rischio e minacciato e svolge attività di educazione e sensibilizzazione al valore fondamentale dei beni culturali e paesaggistici. Il FAI promuove, quindi, una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d’Italia al fine di tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità, perché conoscere è il primo passo per amare e dunque difendere qualcosa che ci appartiene. Per questo ogni anno in primavera la fondazione apre al pubblico, per un giorno, con visite guidate gratuite, i suoi beni. Così, il 27 e il 28 marzo, si è tenuta la 18° giornata FAI di primavera in cui in tutt’Italia sono stati aperti 590 beni, in 225 località di 20 regioni, e circa 5.450.000 visitatori hanno potuto godere della straordinaria iniziativa, mentre 7.000 volontari hanno assistito entusiasti al successo dell’evento e 12.000 studenti delle scuole superiori hanno avuto l’occasione di cimentarsi come apprendisti ciceroni.
In Liguria, in quest’occasione, è stato possibile visitare ben 11 siti: 1 in provincia d’Imperia, 2 in provincia di Savona e ben 9 in provincia di Genova. In provincia di Savona, il borgo medioevale di Zuccarello, alle spalle di Albenga, è stato particolarmente apprezzato dai turisti stranieri che hanno potuto usufruire anche di guide parlanti tedesco ed inglese.
Per raggiungere l’antico borgo in pietra grigia, è stato studiato anche un percorso storico (di circa 30 km), da esplorare in bicicletta: dalla stazione ferroviaria di Albenga, passando dall’antico insediamento romano e la città vecchia ricca di costruzioni medioevali, si prosegue verso Cisano sul Neva, antico borgo medioevale, e prima di arrivare finalmente al traguardo, Conscenti, dominata dal suo castello turrito.
All’ingresso del paese, in un’atmosfera medioevale, presso la torre sud, oltre alla bellissima statua bronzea di Ilaria del Carretto, figlia dei signori del borgo, c’erano, ad accogliere i visitatori, con il loro caratteristico cappellino verde, gli apprendisti ciceroni, studenti degli Istituti “Giancardi” di Alassio e “Giordano Bruno” di Albenga. Così, oltrepassata la Porta Sottana, inizia il percorso guidato attraverso i peculiari portici della via principale, ove gli abitanti hanno accolto il pubblico in costume tradizionale e vivacizzato il centro con laboratori artigianali e una mostra di piante antiche. Qui, in via Tornatore, si trovano: l’antica residenza marchionale, la colonna in ardesia “della flagellazione”, il campanile del XII sec., “lo scalino del buon arrivo” raggiunto il quale i condannati potevano ottenere la grazia dai marchesi; nonché la Parrocchiale di San Bartolomeo del XVI sec. ove si è tenuto un esilarante concerto d’organo. In fondo, a nord del borgo, si eleva la torre medioevale della Porta Soprana. A est, una traversa porta al caratteristico ponte, tardo medievale, a schiena d’asino, sul fiume Neva e ai lavatoi; un’altra conduce a Porta del Molino, all’antico Molino ed al Beo, il canale dei mulini che portava l’acqua al borgo. A ovest una stradina in salita arriva alle rovine del castello della metà del ‘200; un’altra al teatro Attilio Quinzio Delfino del XIII sec., ove il prof. Niccolò Besio ha intrattenuto gli ospiti con brani tratti dal diario di Ilaria Del Carretto che lascia Zuccarello per andare in sposa a Paolo Guinigi, Signore di Lucca. Zuccarello si è rivelato, a chi ancora non l’avesse conosciuto, un piccolo scrigno, protetto dagli alti colli della val Neva, che in ogni suo scorcio reca la testimonianza del tempo passato. Questo è inoltre uno dei pochi paesi che possa vantare una data di nascita ufficiale: il 4 aprile 1248. Infatti gli abitanti della valle, allora, s’impegnarono a fornire la manodopera necessaria per costruire il borgo nell’arco di un solo anno: tra il Natale 1248 ed il Natale 1249. E se entro questo termine non vi avessero anche fissato la loro residenza, sarebbero stati banditi per sempre dal paese.
Gli apprendisti ciceroni hanno spiegato con grande maestria, agli ospiti, leggende e storia del borgo, che incuriositi, hanno posto loro le domande più svariate, ma tutti erano concordi che giornate come queste, dovrebbero tenersi più volte durante l’anno per trasmettere, con una certa continuità, a coloro che sono il futuro, la passione e l’amore per quello che è il nostro patrimonio culturale ed ambientale, affinché loro stessi un giorno passano prendersene cura nel migliore dei modi.
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