di Simona Casagrande
Pubblicato da GenovaZena a settembre 2010
Nella Riviera
delle Palme l’estrema diversità degli ambienti rende facile al turista
organizzare una vacanza secondo i propri interessi: è possibile, infatti,
visitare questo territorio unicamente per i suoi tesori d’arte, oppure per la
natura che varia, dal paesaggio dolce delle spiagge e dei primi pendii
ricoperti di ulivi, a quello aspro delle montagne, o ancora per avere la
sensazione di essere stati trasportati in un mondo antico, mentre si visitano
borghi medioevali immersi nel silenzio.
Così
magicamente catapultati, come dame e cavalieri, in un mondo incantato,
incontriamo, in Val Lerrone, uno dei borghi meglio conservati, creati dalla
città di Albenga, nella prima metà del ‘200, destinati a difendere e coltivare
la piana: Villanova.
Completamente
cinto da mura, alte più di sette metri, contornate da merlature guelfe,
intervallate da dieci torri, con due portoni d’ingresso, il villaggio conserva
al suo interno ancora interessanti arredi urbani del passato, come il pozzo
medievale con la catena d’epoca.
In Val Neva, ancora
nel territorio ingauno, troviamo Cisano, altro paese fortificato da Albenga nel
‘200, ma di cui purtroppo restano soltanto alcune parti delle mura con i camminamenti
di ronda ed una torre. Sulle alture, invece, perfettamente conservato, domina
il castello di Conscente, fatto costruire dalla famiglia Costa nel 1400 e
tutt’ora abitato dagli ultimi discendenti.
A sinistra
del torrente Neva, troviamo la Val Pennavaira, che con le sue innumerevoli
grotte, le alte guglie, pareti a strapiombo, creste e canyon, si è meritata
l’appellativo di “Dolomiti della Riviera”. Questa zona, oltre ad essere amata
da coloro che fanno free climbing, è considerata uno dei più importanti siti
archeologici d’interesse nazionale, infatti nel corso degli scavi, iniziati
negli anni ’50, sono stati rinvenuti numerosi reperti che attestano la presenza
dell’uomo in questa zona, dal paleolitico fino all’età romana.
In questo
punto, la strada, costeggiata da ciliegi, faggi, castagni ed ulivi, ci conduce
in un caratteristico comune della vallata, composto da diverse frazioni:
Castelbianco. Qui le case in pietra grigia locale, dai tetti piani e le cornici
bianche alle finestre, sono cresciute intorno a mulini, frantoi e filande, ed
abbandonate, per la maggior parte, in seguito al terremoto del 1887. La
frazione in più evidente stato di abbandono era la Colletta, che però nel 1991
è stata oggetto di un interessante intervento di recupero, forse unico in
Europa: rispettoso delle antiche strutture e dei motivi architettonici
tradizionali nella zona, ed allo stesso tempo elegantemente all’avanguardia in
quanto cavi telematici la collegano al mondo attraverso internet. Tutto
appositamente studiato per poter lavorare a pieno ritmo, senza rinunciare agli
stili di vita del passato e ad un contatto diretto con la natura ancora intatta
che circonda il borgo, naturalmente solo per chi ha la possibilità di
telelavorare.
Tornati sulla
strada che conduce a Garessio, attraversato Zuccarello, ed i suoi portici dai
pilastri e le arcate irregolari di stile piemontese, andiamo su verso
Castelvecchio di Roccabarbena. Mentre saliamo, nonostante la strada tortuosa,
varrebbe la pena ammirare e, con una macchina fotografica a portata di mano, immortalare
la verde landa sotto di noi: all’orizzonte, verso sud-ovest, il blu immenso del
mare, che, anche da lontano, sembra voler dominare il paesaggio. Alzando lo
sguardo, invece, potremo vedere, aggrappate alla roccia, intorno al possente
castello, le case del borgo. Sorto nel XI sec. intorno all’imponente maniero, è
stato fatto erigere dai Clavesana, perché nel punto più idoneo a controllare
contemporaneamente due valichi: il San Bernardo e lo Scravaion. In pietra,
confondendosi tra la roccia della montagna, è formato da stretti passaggi,
scavalcati da archi antisismici e massicce case fortezza, che salendo verso il
castello, lo chiudono quasi in un cerchio. Curioso è il cimitero fatto a forma
di cuore.
Scendendo in
Val Varatella e passando dal Giogo di Toirano e dalle case in pietra di Carpe,
giungiamo presso il monastero benedettino di San Pietro, fondato nel IX sec.
sotto Carlo Magno, anche se si dice che San Pietro abbia sostato qui, con la
sua famiglia, nel suo viaggio verso Roma, erigendo la prima chiesa della
Liguria.
Come ultima
tappa, non si può tralasciare, il caratteristico borgo di Toirano, che come
altri centri della zona vanta origini romane, anche se la struttura è
medioevale, come anche il ponte in pietra, che scavalca il torrente, del XII
sec. Un tempo centro industriale di una certa importanza, produceva olio, vino
e carta; oggi mantiene vivo il ricordo di quelle antiche attività, nel Museo
Etnografico della Val Varatella.
Proseguendo
sulla strada principale si arriva a Borghetto Santo Spirito e quindi al mare.
Dopo questa
straordinaria giornata, tornati a casa, la sera, guardando, attraverso le
finestre, il sole tramontare dietro le montagne, potrete rivivere, per un
istante, con quella malinconia tipica della luce crepuscolare, gli odori, i
colori, i suoni, il silenzio, la serenità e la magia di quei luoghi straordinari
che soltanto la Riviera delle Palme vi può regalare.
Pubblicato da GenovaZena a settembre 2010
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