di Simona CASAGRANDE
Ieri sera in tv, mentre su
diversi canali, trasmissioni di gossip e reality stavano spopolando, facendo
zapping ci si sarebbe potuti imbattere in un documentario molto interessante,
sui paesi in cui guerra e guerriglia dominano da anni la vita dei locali.
I media solitamente si
concentrano su quei luoghi in cui sono direttamente coinvolte le nostre forze
armate, tralasciando zone in cui i conflitti si protraggono ormai da decenni e
sembrano non avere mai fine. Di quelli citati ieri, se ne potevano contare
almeno una trentina: Colombia, Pakistan, Uzbekistan, Nepal, Myanmar, Cambogia,
Sudan, Eritrea, Etiopia, Somalia, Ciad, Repubblica del Congo, Repubblica
Democratica del Congo, Repubblica Centro Africana, Angola, Zimbawe, Costa
d'Avorio, Liberia, Guinea, Uganda, Ruanda, Burundi e molti altri.
A sentir parlare di guerra si
pensa subito a bombe, morte, distruzione, feriti e mutilati, orfani, dolori
fisici, sofferenze morali e psicologiche, carestie, esodi… e ci s'indigna. Ma
chi non ha mai vissuto un conflitto armato, non ne conosce la reale atrocità e
crudeltà, può solo presumerle. Tale filmato però non dava alcuno spazio
all'immaginazione: a chi guardava, il gelo è sceso nelle ossa, il respiro si è
bloccato ed ogni cellula del corpo si è letteralmente paralizzata!
Spesso si sente parlare di
bambini soldato ed il pensiero corre a quegli stati che arruolano tra le
milizie regolari anche ragazzi di 15-16 anni e già c'indigniamo, ma la verità
ben più sconcertante, non arriva nelle nostre case.
Guerriglieri che entrano nelle
scuole, uccidono i maestri e, minacciandoli di morte, costringono i bambini a
seguirli negli accampamenti, ove, già a 5-6 anni, sono obbligati ad imparare a
sparare con armi più grandi e pesanti di loro. Bambini costretti a tagliare con
un'accetta, mani ad amici e parenti, solo perché si sono permessi di esercitare
il loro diritto di voto. E ad un bambino troppo esile, che non è riuscito a
tranciare il polso ad una donna, ma solo a spezzarle l'osso, è stata impartita
una morte esemplare e sepoltura nelle latrine del campo.
Bambine che vengono strappate
alle braccia dei genitori e portate negli accampamenti, per subire, a 8-9 anni,
quel genere di violenza, che nessuna donna dovrebbe mai conoscere.
Sembra impossibile che la
crudeltà umana possa arrivare a tanto…
Ed ora, ove è tornata la pace, la
ricostruzione incontra ostacoli insormontabili, così carestia e miseria trovano
spazio per annientare ulteriormente l'individuo. I bambini e i ragazzi
liberati, rifiutati dalle proprie famiglie, perché considerati assassini e
donnacce, vengono raccolti in centri d'accoglienza, insieme agl'orfani, ed ogni
giorno attendono che il governo si occupi del loro avvenire, riaprendo scuole e
trovando insegnanti, intanto scrivono sulla sabbia con un bastoncino di legno,
sognando un quaderno, una penna e magari una vita migliore.
Ma il sole riesce a far capolino
soprattutto grazie a quelle ONG (organizzazioni non governative) internazionali
ed i loro volontari, che portano la speranza a queste genti, realizzando case,
scuole, ospedali, strade e acquedotti…. per costruire un futuro migliore, un
futuro in cui la cultura e l'istruzione saranno gli unici mezzi per combattere
e vincere tutte le battaglie.
Pubblicato ad aprile 2007
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