domenica 6 aprile 2014

Viaggio nel Profondo Nord

di Simona CASAGRANDE

Le vacanze estive si avvicinano e scegliere una località poco gettonata ove non trovare la folla diventa sempre più difficile. Meglio programmarsi per tempo!

L’Islanda, un’isola sperduta dell’Atlantico di soli 280.000 abitanti, appena sotto il Circolo Polare Artico, non è considerata una meta turistica particolarmente ambita, ma il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo 2011 ha stabilito, essere il Paese in cui si vive meglio. Il reddito pro capite è tra i più elevati d’Europa ed anche il livello culturale è altissimo, quasi tutti sono laureati e l’analfabetismo è inesistente.

Non solo, è anche quello che l’indice di Sostenibilità Ambientale 2010, ha messo al primo posto, grazie alle sue politiche ecologiche e di salute pubblica (il sistema sanitario è considerato tra i migliori al mondo), nonché per il suo controllo delle emissioni di gas ad effetto serra. Questo perché l'energia, prodotta qui, proviene quasi esclusivamente (93,5%) da fonti rinnovabili, infatti il Parlamento islandese nel 1998 ha deciso di eliminare tutti i combustibili fossili dall'isola ed utilizzare solo mezzi di trasporto ad idrogeno, prefiggendosi, entro il 2050, di riuscire a raggiungere il 100%.
Un paese che, nella primavera 2011, a suon di pentole e coperchi, ha fatto dimettere il governo e ha riscritto la costituzione: una rivoluzione di cui pochi hanno parlato.

Un luogo, che già solo per queste premesse, merita di essere visitato.

Con poche ore di volo, si raggiunge la capitale.
A Reykjavik, in cui risiede quasi il 40% della popolazione, oltre ai vari musei e pinacoteche si trova anche, unico al mondo, il Museo Fallologico, ove sono esposti gli organi riproduttivi di tutti gli animali presenti sull'isola.


Il Paese ha un’unica via di comunicazione fatta ad anello e asfaltata solo a tratti (Ring Road). Parallelamente alla strada, corre la via per i cavalli, poiché qua, anche i più piccini, cavalcano per le praterie per raggiungere la scuola, spesso lontana da casa anche molti chilometri. La ferrovia è totalmente assente.

Con un 4x4 si parte, così, dal Parco Nazionale di Thingvellir dove ebbe sede il primo parlamento al mondo, ma è anche il luogo ove la frattura tra la placca nord-americana e quella europea è maggiormente apprezzabile. Qui si trova una sottile e lunga fetta di roccia, circondata da immense praterie, che, altera, si erge verso il cielo, come la cresta di un vecchio drago addormentato: uno spettacolo da non perdere! Scendendo il sentiero, solo il rumore dei passi, rompe un silenzio quasi assordante, mentre le scarpe affondano nella ghiaia nera: nessun uccellino cinguettante, né grilli, né cicale, niente alberi, niente cespugli, solo erba e un po’ di muschio.
Si prosegue verso la zona dei geyser per assistere alle bizzarre eruzioni d’acqua bollente.
Ancora pochi chilometri e dietro un’alta montagna, si apre piano, piano, annunciandone, con un gran frastuono, l’immensa potenza, un grandioso spettacolo della natura: è la cascata d’oro che non potrete esimervi dal fotografare.


L’isola sembra quasi disabitata, niente auto, pochissime case, niente persone, tutto sembra sospeso nel tempo, e percorrendo gli sterminati altopiani costellati da valli verdeggianti, fiumi glaciali e vertiginose cascate, si respira un’incredibile profumo di libertà: le pecore, non sono chiuse in un recinto, pascolano sovrane da maggio a settembre; i cavalli scorrazzano tranquilli sui prati; le case tutt’intorno non hanno cancelli o muri a fare loro da cassaforte; ed ora il parlamento, ha approvato anche una legge che garantisce l'impunità a chiunque violi un segreto di stato o pubblichi informazioni riservate: militari, giudiziarie o societarie. Un Paese, privo di esercito, che ha fatto della libertà la sua bandiera.


Giunti ad Akureyri, non si può non dedicare un’intera giornata all’oceano, alla ricerca delle più grandi creature viventi, e, all’attraversamento del Circolo Polare Artico, il comandante vi farà omaggio di un certificato a testimonianza dell’evento.


Ripresa la Ring Road, appena usciti dalla città, ci s’immerge in un grande deserto di sabbia nera, vulcani, crateri e in lontananza sulle colline si vedono levarsi ovunque le lunghe colonne di vapore delle fumarole, uno spettacolo degno dell’inferno dantesco, ma poi, in fondo ad una valle, ecco, in tutto il suo splendore, la cascata degli dei con la sua mitica storia.


Si narra, infatti, che, nel X secolo, molti cittadini e diverse personalità islandesi, in seguito alle pressioni europee per la conversione al Cristianesimoabbracciarono la nuova fede, ma essendo gli abitanti dell'isola, in prevalenza pagani (adoravano, fra gli altri, Thor, Odino e Freyja), spesso ci furono scontri tra i sostenitori di una o dell’altra religione. Nell'anno 999, per scongiurare una guerra civile che pareva inevitabile, l'assemblea parlamentare nazionale decise che l'Islanda si sarebbe dovuta convertire interamente al Cristianesimo, anche se i seguaci della religione pagana vennero lasciati proseguire il loro culto in segreto. Così le statue degli dei e degli idoli furono pubblicamente gettate in una cascata dell'isola. Questa cascata da allora si chiama Godafoss, la cascata degli dei. Il primo vescovo islandese venne consacrato nel 1056. Ma ancora oggi, gli Asatruar, cioè il 5% della popolazione che ha mantenuto nei secoli la religione pagana, si ritrovano presso la cascata in occasione del solstizio d'estate per celebrare la festa della luce ed eseguono il rito contrario: dal basso della cascata lanciano in alto gli idoli quasi a volerli ripristinare al loro posto.

Sulla strada del ritorno, arrampicandosi sulle ripide scogliere, è possibile fare anche un po’ di birdwatching portando a casa splendide foto di uria e coccinelle di mare, e se avete fortuna, potete scorgere persino delle otarie addormentate s’un qualche scoglio sotto di voi.


È giunto il momento di lasciare questo paradiso per rientrare a casa, ma quando avrete bisogno di pace e tranquillità, troverete volentieri rifugio nei ricordi di quest’isola e magari deciderete di tornare un’altra volta per attraversarla a cavallo.





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