giovedì 15 novembre 2012

Emozioni Natalizie

di Simona CASAGRANDE


Nelle metropoli la gente ogni inverno attende con ansia il ponte dell’Immacolata, e per chi è fortunato anche sant’Ambrogio, per assaporare la prima neve, invadendo le piste da sci. Ma non tutti amano la montagna.

Ad Alassio, il 4 dicembre, con l’inaugurazione della casetta rossa di Babbo Natale, l’accensione delle luminarie in tutte le strade del centro, l’addobbo dell’enorme albero nei giardini del Palazzo Comunale, l’animazione nelle piazze, l’allegra musica nei carruggi, i trampolieri ed i giocolieri nel centro storico, si è avviato il fitto calendario di iniziative che la città dedica ogni anno a bambini ed adulti per queste festività.

Arrivando, sia da levante, che da ponente, il “foresto” è stato accolto da enormi palle blu e argento e, nelle vie del centro, le botteghe, minuziosamente adornate con ogni genere di scintillio e la musica in tema, ricevevano gli ospiti sette giorni su sette; la gente che affollava il “budello” e passeggiava, ammirando le vetrine, con tante buste e pacchi di ogni forma e colore, ed i mercatini solidali nelle traverse e nelle piazzette, annunciavano che la santa festa si avvicinava sempre più; ovunque si respirava quell’aria tipica del Natale.

Alassio, per più di un mese,  ha registrato il tutto esaurito, popolandosi, non solo di turisti giunti dalle regioni vicine, ma anche di autoctoni in visita dai paesi limitrofi e dall’entroterra, venuti qui per respirare, oltre al profumo del mare, anche quell’atmosfera speciale che solo un luogo caratteristico come questo sa donare. Per tanto, il comune, non si fa mai trovare impreparato, ed ogni anno, propone le più svariate iniziative attente a soddisfare ogni gusto ed ogni esigenza di grandi e piccini.

Per gli adulti, come da tradizione, abbondavano spettacoli solidali, animazione in piazza, cabaret, teatro dialettale, letture di brani dei più grandi poeti dei nostri tempi, concerti di musica classica e non, balletti, come quello dei Kataklò e quello di Kledi Kadiu; e poi cineforum, mercatini dei sapori liguri e dell’antiquariato, corsi gastronomici sul tema Natale, pomeriggi danzanti, capodanno in piazza e ben due spettacoli pirotecnici: uno per salutare l’anno che se n’è andato, a mezzanotte, e l’altro per dare il benvenuto a quello nuovo, il pomeriggio del primo. E, nonostante le rigide temperature, il 26 dicembre, non sono mancati, come sempre, i temerari pronti a tuffarsi in mare.
Ma, visto che la città di Alassio, presta sempre grande attenzione al mondo dell’infanzia, per i piccoli di casa, il programma è stato ancora più fitto: luna park, baby parking, sculture di palloncini, magie in piazza, baby dance, truccabimbi, laboratori creativi di musica, scultura e pittura; ed ancora, la fabbrica di cioccolato, magici giochi di luce ed animazione, spettacoli teatrali, burattini, tante favole, cinebimbi, il trenino lillipuziano, capodanno dei bambini all’Anglicana e non ultimo l’eccezionale spettacolo di “Io canto” con Gigi Garetta e Max Vitale che hanno presentato, tra entusiastici applausi, Cristian Imparato, Sara Musella, Davide Caci e Liudmila Loglisci insieme ai bambini di Alassio. E come ogni anno, nel centro storico, intenti a distribuire palloncini, caramelle e dolcetti, le famiglie hanno potuto incontrare gli aiutanti di Babbo Natale in concorso: si dice che il più votato vada poi al Polo Nord, da Santa Claus, a costruire i giocattoli per tutti i bambini del mondo!

Tra le iniziative ormai consolidate c’è stata pure “La più bella lettera a Mamma Natalia”.

Le festività si sono concluse poi, il 6 gennaio, alle ore 10.00, sul litorale antistante il pontile, con l’Epifania del subacqueo: simpatiche Befane hanno incontrato i bambini distribuendo carbone e dolcetti, per poi tuffarsi in mare, come sirene.

Molti pensano, sia indispensabile trascorrere queste feste in montagna, perché si crede che, la neve ed un caminetto acceso, facciano Natale, ma il vero Natale dovrebbe essere là ove si trovi quel calore e quell’atmosfera capaci di riempire il cuore, e, ad Alassio, immergendosi in tutte queste meravigliose immagini rimbalzate dai sogni e trasformate in fantastica realtà, ci si porta a casa, ogni volta, incredibili emozioni e tanti splendidi ricordi che valgono molto più di qualsiasi regalo e gli alassini, che lo sanno, non trascurano di curare tutto nei minimi dettagli, per regalare a grandi e piccini momenti indimenticabili.



Pubblicato su GenovaZena a Gennaio 2011


 



 

 

mercoledì 27 giugno 2012

Si Può Fare di Più!

di Simona CASAGRANDE


Il 28 gennaio la Yale e la Columbia University hanno rilasciato l'Indice di Sostenibilità Ambientale 2009 per 163 paesi, presso il Forum Economico Mondiale, basato su linee di condotta ben consolidate, divise in 10 categorie che coinvolgono sia la salute del pianeta che l’ecosistema.

Al primo posto troviamo l'Islanda, grazie alle sue politiche ecologiche e di salute pubblica nonché per il suo controllo delle emissioni di gas ad effetto serra. Questo perché l'energia, prodotta qui, proviene quasi esclusivamente (99,9%) da fonti rinnovabili, infatti il Parlamento islandese nel 1998 ha deciso di eliminare tutti i combustibili fossili dall'isola ed utilizzare solo mezzi di trasporto ad idrogeno, prefiggendosi, entro il 2050, di riuscire a raggiungere il 100%.

L’Italia, in Europa, si è classificata al 12° posto, dopo l’Inghilterra e la Germania. Nel 2008, nel mondo, eravamo al 24° posto, ora siamo al 18°, possiamo quindi vantare un miglioramento, ma non è ancora sufficiente, si potrebbe fare decisamente molto di più.

Occorre, però, capire che questa non è una questione riservata unicamente alla classe politica e all’industria, ma ci riguarda tutti da vicino. Certo, non possiamo risolvere i problemi ambientali, come il cambiamento  climatico, da soli, e per i quali sono necessari interventi internazionali concertati, ma ciascuno di noi può fare qualcosa nel suo piccolo.

Intanto, vista la stagione estiva, ci si potrebbe ricordare che il mare per eliminare un fazzoletto di carta impiega almeno 3 mesi, per un mozzicone di sigaretta da 1 a 5 anni, per una buccia di banana 2 anni, per un oggetto di plastica da 10 a 20 anni, per uno di nailon  da 30 a 40 anni, per uno di latta 500 anni, per uno di alluminio da 80 a 100 anni e per una bottiglia di vetro o un pezzo di polistirolo addirittura 1000 anni. In fondo basta poco per dimostrare un po’ più d’amore per il nostro pianeta. Applicare le buone pratiche non costa nulla: si tratta, infatti, solo, di adottare piccole regole, ma efficaci. È assolutamente necessario comprendere che il nostro futuro e quello dei nostri figli, dipende dalle scelte che facciamo.
 
A luglio si è concluso il biennio del T.V. Luca SAMMURI alla guida della Capitaneria di Porto di Alassio (SV): un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti, infatti questo sarà, tra non molto, il 1° Ufficio Circondariale Marittimo, in Italia, ad ottenere la certificazione UNI EN ISO 14001.
La norma internazionale ISO 14001 stabilisce i requisiti per un Sistema di Gestione Ambientale, che viene utilizzato per misurare e documentare l’impatto che una qualsiasi organizzazione, nell’esercizio delle proprie funzioni, può avere sul territorio. Cosa molto importante per indurre gli individui a riflettere, generando così un cambiamento nella coscienza ambientale. A questo fine si richiede, pertanto, che ci si approcci in modo realistico a tutti i settori.  

Il circondario marittimo di Alassio comprende lo specchio acqueo della costa ligure compreso tra Andora e Loano che implica, in particolare nel periodo estivo, impegni tanto gravosi quanto complessi, come  le operazioni di soccorso in mare, la vigilanza archeologica (intorno ai fondali dell’isola Gallinara, sono presenti, infatti, ben 2 relitti, di cui uno d’epoca romana), il controllo delle imbarcazioni da diporto, le certificazioni per la sicurezza della navigazione, le verifiche sugli stabilimenti demaniali  ed i controlli sulla filiera ittica commerciale a partire dalla fase in mare proseguendo presso i punti di sbarco, le pescherie, i centri commerciali, i ristoranti e poi molto altro.



Ma il Comandante Sammuri non si è limitato alle classiche operazioni di polizia marittima, ha voluto introdurre nuove attività, come il controllo della velocità delle imbarcazioni, nello spazio portuale, grazie anche ad una collaborazione con la polizia municipale, tramite tele laser, per rendere la navigazione più sicura. Si è reso inoltre artefice di una campagna di sensibilizzazione, in cui si raccomanda di smaltire correttamente i segnali di soccorso in mare scaduti, quali razzi, boette fumogene e fuochi a mano, evitando di gettarli in acqua o accenderli in navigazione o a terra, creando falsi allarmi ed inutile dispendio di risorse, o ancora abbandonarli in cassonetti destinati alla spazzatura, in quanto rientranti tra i rifiuti pericolosi, contenenti sostanze inquinanti e nocive per l’ambiente, come tutti i prodotti esplosivi. I naviganti vengono, pertanto, esortati a portare il tutto alla C.P. alassina che provvede allo smaltimento, in occasione degli spettacoli pirotecnici che si svolgono nel circondario marittimo di competenza. Un’iniziativa veramente ingegnosa per colmare un buco legislativo.


Ma un particolare plauso è dovuto, al T.V. Sammuri, soprattutto per aver promosso le buone pratiche ambientali, come la riduzione dei costi di gestione dei rifiuti tramite la raccolta differenziata di carta, vetro, lattine, pile, toner, olio combustibile, bottiglie, bicchieri e tappi di plastica; come anche il risparmio nel consumo di materiali, spese postali, energia elettrica ed acqua. Un esempio che dovrebbe però essere la regola. Un grande impegno che, se portato avanti, sicuramente gioverà all’immagine della Guardia Costiera alassina.

E così, un ragazzino, che a otto anni sognava di poter diventare un giorno zoologo, è diventato invece, un eccellente Comandante, che ha saputo, e sa fare, la differenza.

Certo, raggiungere i risultati islandesi non sarà cosa facile, ma se noi, ogni giorno, ci ricordassimo, in ogni nostro gesto, che siamo noi, e soltanto noi, prima di chiunque altro, a decretare il tipo di ambiente, che vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli ed ai nostri nipoti, il traguardo non sarebbe, a ben vedere, troppo lontano: basta volerlo!


Pubblicato su GenovaZena nell'agosto 2010

 

martedì 19 giugno 2012

Un Borgo sul Confine


Si narra che intorno al 753 a.C. un gruppo di greci, probabilmente Focesi, che si recavano in Corsica per sfruttare i giacimenti di sale, crearono nella rada a ridosso del Capo delle Mele (in provincia di Savona), sino alla foce del Merula (allora in località Conna, molto più a monte rispetto ad ora), un approdo di sicuro ancoraggio, per l’imbarco e lo sbarco del sale, perché riparato dai venti di ponente e di maestrale.

Diversi secoli dopo un secondo contingente, giunse dalla Catalogna, si trattava di pescatori di corallo che insegnarono agli indigeni i segreti del loro mestiere.

Il mare pescoso e l’aria salubre rappresentavano i presupposti per l’insediamento di molti, soprattutto pescatori, fra gli altri, i più provenivano da Napoli, dalla Corsica e dalla Sardegna.

Purtroppo però arrivarono anche numerosi vandali, lasciando notevoli tracce delle loro terribili incursioni. I saraceni, conquistata la Sicilia, provarono ad invadere anche le coste della Liguria, devastando e saccheggiando, ma si dice che spesso nelle guerre il nemico più vigoroso è vinto in singolar tenzone da un gracile ligure…”. Tuttavia queste incursioni piratesche indussero a creare una catena costiera di torri, torrioni e fortini che tutt’ora si conservano da Ceriale a Vallecrosia.

Intanto, sulle sponde del Merula, la comunità costituitasi intorno alla chiesa di San Giovanni, quale insediamento genovese, a causa delle continue guerre tra guelfi e ghibellini, innalzò sulla collina, un complesso fortificato ove ben presto gli abitanti trovarono rifugio. Ma durante il medioevo, nuovi insediamenti continuavano a formarsi lungo le rive del fiume, nacquero così: Colla Micheri, Rollo, Marino, Pianrosso, Tigorella, Ferraia ed altri. Giunse un periodo di massimo sviluppo: la popolazione sobria e di semplici costumi, viveva in un certo benessere, gli scarsi reati erano puniti inflessibilmente e la moralità era salvaguardata al punto da espellere chi vivesse in concubinaggio.
Nel XV e XVI sec. a causa di due pestilenze e sotto la minaccia di continue febbri palustri, dovuti all’impaludimento dello stesso Merula, il complesso fortificato e gli insediamenti circostanti, furono abbandonati. Molti, atterriti, si rifugiarono nella vicina Laigueglia che allora contava più di mille abitanti ed annoverava un’importante Università, ma ben presto fecero ritorno alle loro abitazioni.

Con la venuta di Napoleone, però, prese consistenza una nuova emigrazione verso Genova, Toscana, Spagna, Francia ed addirittura nelle Americhe, specie in Uruguay e California. Così, la “Strada Romana”, a quel tempo principale via di comunicazione tra Roma e Marsiglia, vedeva ridotto il transito di bestiame da soma e di pedoni. Quando poi nel 1811, per volere della Francia, venne addirittura aperta una nuova via per il commercio, costeggiante Capo Mele, Colla Micheri, posta a tre km dal mare, fino ad allora passaggio obbligato tra Laigueglia ed Andora, venne pian piano abbandonata dai suoi abitanti. Finché nel 1958 un antropologo norvegese, Thor Heyerdhal, innamoratosi della nostra costa, la fece rifiorire. Il borgo antico, del Comune di Andora, è stato completamente ristrutturato mantenendo l’originaria configurazione medioevale e rivive ora in tutto il suo splendore attorno alla piccola chiesetta di San Sebastiano, sulla quale è posta una lapide in memoria della sosta che qui fece Pio VII, recandosi a Roma, nel 1814. Negli ultimi decenni, però, molti, anche stranieri, catturati dallo splendore del panorama e dalla pace che regna su questo colle, l’hanno scelto come dimora, così l’abitato si è esteso al punto da sconfinare nel territorio del comune vicino. Per questo Colla Micheri è ora parte di due Comuni: Andora e Laigueglia.

martedì 12 giugno 2012

Girgenti Sbarca ad Alassio


di Simona CASAGRANDE


«Mai visto in tutta la mia vita uno splendore di primavera come stamattina al levar del sole...Dalla finestra vediamo il vasto e dolce pendio dell'antica città tutto a giardini e vigneti, sotto il folto verde s'indovina appena qualche traccia dei grandi e popolosi quartieri della città di un tempo. Soltanto all'estremità meridionale di questo pendio verdeggiante e fiorito s'alza il tempio della Concordia, a oriente i pochi resti del Tempio di Giunone; ma dall'alto l'occhio non scorge le rovine di altri templi... corre invece a sud verso il mare.» In questo modo Goethe descriveva la valle dei templi, in quella splendida città che oggi noi chiamiamo Agrigento, ma che fino al 1929 veniva ufficialmente chiamata, con il nome datole dai Normanni, Girgenti.

Così, Gianfranco Jannuzzo, dopo “Se devi dire una bugia dilla grossa”, “È molto meglio in due”, “Liolà ed “Il divo Garry”, è tornato ancora ad Alassio con “Girgenti Amore Mio” che, dal 1 dicembre, sta portando in tournee in giro per l’Italia e dal 26 al 28 di febbraio è approdato anche al Politeama Genovese.

Assistito dall’abilissima regia di Pino Quartullo e le bellissime musiche di Francesco Buzzurro, ha dedicato un one man show di due ore alla sua città natale, ove ironia, sarcasmo, nostalgica malinconia ed idilliaca poesia, alternandosi, si fondono in tutt’uno. Una dichiarazione d’amore alla sua Agrigento ed alla Sicilia, ove, però, emergono, tra le tante doti, anche mille contraddizioni.
In una scenografia dai caldi colori, di un’antica città greca con resti di colonne doriche, racconta, in un rapporto diretto con il pubblico, la sua famiglia ed i suoi luoghi d’origine attraverso tipi, caratteri, tic, pregi e difetti di personaggi tipici delle nostre vite di tutti i giorni con grande autocritica.
Descrive con incredibile abilità  i protagonisti che danno vita ad una città: il giornalaio, il cameriere, il pasticcere, il barista, il professore, l’impiegato delle poste, il signore, con la borsa sotto il braccio, che s’incontra ogni giorno per le vie del centro, ma non si sa bene chi sia o cosa faccia… quelle persone con cui ci si scambia il buongiorno quotidianamente, di cui conosciamo i volti, ma non i nomi; quelle persone che, tolte dal luogo, ove le incontriamo solitamente, non ricordiamo chi siano; quelle persone, che però, nel tempo, conoscono noi, si ricordano il nostro cognome, come beviamo il caffè, il nostro piatto preferito, quali giornali compriamo; quelle persone senza le quali una città non potrebbe esistere.
Jannuzzo, da straordinario artista qual è, ha saputo tenere sempre viva l’attenzione, non solo con gag esilaranti e mai fine a se stesse, ma anche con incredibili momenti di riflessione che lasciavano, gli spettatori, senza respiro ed un velo di malinconia: una capacità di passare dal comico al drammatico unica nel suo genere. Con “stupore che si macchia d’orrore” ha saputo trattare con maestria temi amari come quello dell’annosa crisi idrica, la donna, l’istruzione, le infrastrutture.

Eccezionale anche il dialogo sarcastico improvvisato con il pubblico ineducato: ai soliti ritardatari “oh signori, fate pure con comodo, eravamo già tutti preoccupati…” ad un cellulare, che, nonostante la registrazione avesse ricordato di spegnere, squillava imperterrito “ma prego rispondete!” o alla signora in prima fila che continuava imperturbabile ad inviare messaggi “signora, ma cos’ha di così interessante da raccontare che è dall’inizio dello spettacolo che sta messaggiando!”… Quel dialogo attore/ascoltatore che rende il teatro uno spettacolo incredibilmente eccezionale, sbalorditivo, unico nel suo genere, irrepetibile, inimitabile…

Nonostante la scarsissima pubblicità, il teatro era gremito di pubblico: tutti i posti, sia in tribuna che in platea, erano esauriti. Gli spettatori alassini hanno assistito divertiti ai monologhi dell’attore, interrompendolo spesso con lunghi e scroscianti applausi ed alla fine, una standing ovation l’ha indotto a ripresentarsi raccontando ancora un paio di storie. Gianfranco Jannuzzo si è confermato, ancora una volta, con “La più bella città dei mortali”, come Pindaro definiva Girgenti, uno straordinario umorista: sicuramente è uno spettacolo da non perdere!



Pubblicato su GenovaZena ad aprile 2010






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giovedì 31 maggio 2012

“… Se vedo Ricordo, Se Faccio Capisco”

di Simona CASAGRANDE


Il 4 novembre, mentre il presidente della Fiat, John Elkann, a Cassino (FR), durante il convegno ''Generazione Net o Neet generation, auspicava, per un più energico sviluppo del nostro Paese, un numero maggiore di studenti in materie scientifiche, ad Alassio, proprio per incentivare la scelta di questi temi, da parte delle giovani menti, e sulla scia di quello di Genova, giunto ormai all’ottava edizione,  esordisce il ”Festival della Scienza”, promosso dall’Assessorato al Turismo ed alla Cultura del Comune di Alassio, in collaborazione con il Science Centre Immaginario Scientifico ed il GAVI (Gruppo Astrofili Volontari Ingauni).

In occasione dell’evento, sono stati invitati dei giovani astrofisici, del museo IS di Trieste, che hanno dato l’opportunità al pubblico di visitare il mondo scientifico con altri occhi. Infatti l’IS è un “museo di nuova generazione” che rivoluziona le modalità tipiche di un museo tradizionale: da luogo riservato alla conservazione ed esposizione di reperti e vecchi strumenti, qui, il museo si trasforma in un luogo vivo dove il visitatore interagisce con gli oggetti presenti e con gli ambienti museali, confrontandosi, così, con alcuni fenomeni naturali che lo invitano ad un gioco di scoperta e di ipotesi, offrendogli la possibilità di avvicinarsi e comprendere le leggi naturali e le interpretazioni scientifiche che sono state elaborate.

In questa luce, per cinque giorni l’ex Chiesa Anglicana, sulla prima collina della cittadina rivierasca, si è trasformata in uno spazio interattivo per conoscere la scienza attraverso bolle di sapone giganti, vortici d’acqua, circuiti elettrici, liquidi ed un piccolo planetario gonfiabile.
Una mostra-laboratorio per bambini e ragazzi, ma anche adulti, per raccontare la scienza in modo innovativo e coinvolgente: il gioco, diventa strumento indispensabile per riuscire a stimolare la curiosità dei più giovani e per avvicinarli ai fenomeni fisici e naturali.

Il programma di iniziative, in quest’occasione, è stato suddiviso in due parti: una prima parte, da mercoledì 3 a venerdì 5 novembre, dedicata interamente alle scuole ed una seconda parte aperta al pubblico.

I bambini della Scuola per l’Infanzia sono stati trasportati nel magico “paese delle bolle” e non solo di sapone: bolle incredibilmente colorate, bolle super resistenti, bolle che durano e volteggiano a lungo nell’aria.  E, come nella scuola di Hogwarts di Harry Potter, hanno sperimentato anche “Pozioni e reazioni” che hanno coinvolto i bambini in divertenti esperimenti di chimica.

Gli alunni della Scuola Primaria e Secondaria, invece, si sono cimentati in laboratori di chimica con un camino fluorescente, un semaforo liquido, la magia del blu che diventa trasparente ed un incontro con le mille forme dell'acqua: attraverso facili esperimenti i bambini hanno potuto indagare sulla natura e sulle caratteristiche dell’H2O, senza dimenticarne l’inestimabile valore. Ma volendo avrebbero potuto scegliere anche di viaggiare nel mondo della fisica attraverso scintille e scosse: semplici dimostrazioni sulla conduzione e su alcuni elementari circuiti elettrici che li hanno aiutati a capire come funzionano gli elettrodomestici di casa, perché si bruciano le lampadine o perché si prende la scossa. Inoltre, giocando con la densità dei liquidi, hanno imparato a conoscerne comportamenti e caratteristiche rispondendo a domande come: perché le navi galleggiano mentre i sassi affondano? Cosa succede se mescoliamo liquidi diversi?

Dalle ore 21.00 di venerdì 5, invece, l’ex Chiesa Anglicana, ospitante il “Festival della Scienza”, è stata aperta anche al pubblico.

Nelle serate del weekend, all’interno del caratteristico complesso, è stato possibile visitare lo Startlab: un vero e proprio universo mobile in grado di condurre i visitatori in un divertente viaggio attraverso i fenomeni del cielo, con un Planetario gonfiabile, ideato proprio dal Science Centre “Immaginario Scientifico” di Trieste. Qui gli ospiti,  traghettati da Gabriele, un giovane astrofisico, in un’affascinante visita alla volta celeste, hanno seguito, con grande entusiasmo, alcuni dei principali temi della geografia astronomica, con la proiezione dei movimenti del Sole, dei pianeti e delle stelle nelle diverse stagioni e alle diverse latitudini. Nel giardino, invece, grazie al “Gruppo Astrofili Volontari Ingauni”, si sarebbe dovuto procedere con l’osservazione delle stelle attraverso i telescopi, ma purtroppo il tempo è stato inclemente, per tanto ci si è dovuti accontentare di un brevissimo percorso tra varie meteoriti.

Nel pomeriggio di sabato, si è tenuto il laboratorio didattico per bambini “Stella filante”: grazie alla reazione ottenuta mescolando acqua, aceto e bicarbonato, è stato possibile lanciare verso l’alto, tappi di sughero colorati e decorati che si sono trasformati in giocose stelle filanti.

Durante l’ultima giornata del “Festival della Scienza” ha avuto luogo il laboratorio didattico “Paracadute”: con nylon, spago e pongo si è costruito un artigianale paracadute che, lanciato, si è aperto in aria dimostrando i principi fisici del volo. Infine è stata proposta la “Macchina a molla”: i complessi principi della meccanica e della dinamica spiegati in modo semplice e giocoso attraverso la creazione di un originalissimo prototipo.

L’evento, nel suo piccolo, è stato accolto con enorme entusiasmo e forte partecipazione, da grandi e piccini, riscontrando un vero e proprio successo. Per tanto, nel motto “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”, si auspica, che tale iniziativa, venga presto ripetuta ed ampliata.



            Pubblicato su GenovaZena nel dicembre 2010


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domenica 20 maggio 2012

Il Turismo si Tuffa nel Sociale


di Simona CASAGRANDE



Quest’estate, mentre ognuno di noi si rilassava spensieratamente sulla spiaggia, baciato dai raggi solari, settimanalmente, una barca a vela denominata Estrella del Mar II°, una Beneteau Cyclades 43.4, di 13 metri, appartenente all’associazione Handarpermare onlus, membro dell’“Unione Italiana Vela Solidale”, approdava nei principali porti del ponente ligure, tra cui anche Finale, Loano ed Alassio.

A bordo, in mezzo ad alcuni ragazzi disabili ed ai loro accompagnatori, l’esperta di biologia marina, presidente dell’Associazione Marine Life Conservation onlus, dott.ssa Antonella IMPETUOSO, che ha saputo spiegare, con innegabile competenza, il progetto “DIVERSAMENTE MARE” che si sta realizzando in questo tratto di costa.

“Tra gli interventi riabilitativi che sono stati studiati ultimamente, nell’ambito del disagio fisico, psichico e sociale, la pratica della vela ha dimostrato di essere una valida alternativa. Infatti qui non si tratta solo di semplice partecipazione ad una routine quotidiana, ma di gratificazione ed autostima che vengono rafforzati tramite le varie attività che si svolgono a bordo, dando un ottimo supporto a terapie riabilitative, con l’obbiettivo di perfezionare la socializzazione e la relazionalità”.

Per questo, al fine di incentivare una maggiore autonomia, i ragazzi qui intervengono attivamente alla vita in barca alternandosi in cucina, in cambusa e nelle pulizie, poi dopo aver appreso i primi rudimenti relativi alla navigazione a vela, partecipano anche alle manovre di bordo, non mancando, però, nelle molte ore di navigazione, anche momenti ludico-ricreativi. Inoltre, si effettuano anche escursioni a terra, nelle località toccate dall’itinerario, in questo modo il progetto “Diversamente mare” porta un valore aggiunto non indifferente ad un turismo sociale che viene ulteriormente potenziato da quell’arricchimento culturale che oggigiorno è diventato così tanto prezioso.

La dott.ssa Antonella Impetuoso, continua chiarendoci la sua presenza in quest’ambito. “Il Santuario dei Cetacei è un ecosistema che offre molteplici occasioni d’incontro con le specie marine più comuni, infatti proprio ieri abbiamo avvistato diversi esemplari di capodoglio e, nei giorni scorsi, anche grampi, ma molto più spesso stenelle striate. Marine Life Conservation offre, con grande piacere, agli utenti di Handarpermare, la propria esperienza pluriennale, proponendo semplici lezioni su cetacei e biologia marina, per lo sviluppo di una maggiore coscienza ecologica, ovviamente, tenendo conto delle diverse tipologie di disabilità.

Durante questa stagione estiva, L’Estrella del Mar II, con sei posti in barca, oltre l’equipaggio, ha ospitato, con i loro educatori, più di una sessantina di bambini e ragazzi disabili, di cui ben ventotto non vedenti e tre con disabilità fisiche, e poi down, autistici ed ipovedenti, proveniente dalle più svariate località spalmate su tutt’Italia, ma in maggioranza da Padova, Roma e Torino. Decisamente un pregiato bilancio per le associazioni che con così grande slancio si sono impegnate nella realizzazione di questo progetto. Purtroppo, però, il mantenimento di un simile mezzo, e le spese connesse a tale attività, richiedono un forte dispendio di risorse economiche che, con il semplice contributo dei partecipanti e le generose donazioni elargite dai soggetti privati, purtroppo non si riescono a coprire completamente. Così, nonostante il grande successo riscontrato, la stagione estiva 2011 rimane in “forse”.

Sarebbe davvero un gran peccato non poter portare avanti questo progetto, studiato con così tanta cura e realizzato con incredibile passione, solo a causa della carenza di fondi. Un progetto che rappresenta un’impareggiabile risorsa, non solo dal punto di vista sociale, ma anche da quello turistico, infatti costituisce un ottimo volano per la promozione e la valorizzazione del ponente ligure, incentivando un nuovo modo di vivere il mare ed il territorio più vicino alla sua vera natura ed essenza, non fermandosi alla superficie, ma scoprendone i più intimi segreti per sensibilizzare sempre più persone ai delicati ecosistemi del nostro pianeta.  

La barca a vela, difatti, oltre ad essere un mezzo ecologico ed affascinante, permette di vivere il mare in modo unico e completo e può portare la persona disabile, o socialmente svantaggiata, a trasformare una realtà, già difficile per i “normodotati”, in un’entusiasmante avventura da condividere insieme ad altri compagni, traendone un’indimenticabile esperienza di vita, cosa di cui questi ragazzi hanno immensamente bisogno.

Si auspica, pertanto, che Enti, Comuni, Province, Regioni e le Istituzioni tutte, nonché  le Fondazioni si mobilitino abbracciando pienamente questo progetto che, non solo arricchisce con nuove aspettative la vita di questi giovani, ma fa onore al nostro Paese che, socialmente maturato, dimostra di sapere investire in un futuro che porterà la nostra civiltà in un mondo migliore, più sensibile, più aperto, più disponibile; un mondo che sa guardare al domani con occhi decisamente diversi.


Pubblicato da GenovaZena nel novembre 2010




Per informazioni visitate: Marine Life Conservation   
o scrivete a:  info@marine-llife.org 



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martedì 1 maggio 2012

Metti il Diavolo a Ballare


di Simona CASAGRANDE



Dopo Luca Barbarossa, Enzo Jannacci, Cristiano de Andrè, Edoardo de Angelis, Massimo Schiavon, Eugenio Finardi e tanti altri, anche la cantautrice campana, Teresa de Sio, è stata ospite al Festival “Queste piazze davanti al mare”, ma non con un concerto di melodie napoletane, come ci si potrebbe aspettare, bensì con uno spettacolo teatrale, misto tra musica e lettura.

L’artista, infatti, dopo i successi degli anni ‘80, si è dedica alla sperimentazione e di recente si è interessata specialmente all’esplorazione di sonorità etniche ed in particolare di quelle pugliesi.

Alla fine del 2008, Teresa de Sio, però, intraprende un’ulteriore, nuova ed importante sfida: scrivere. Un lavoro che la coinvolge talmente tanto da interrompere tutte le sue attività concertistiche.

Ed è così che, il 25 novembre 2009, la cantautrice, presenta, al Circolo dei Lettori di Torino, il suo primo scritto "Metti il Diavolo a Ballare" edito da Einaudi: un romanzo decisamente crudo e forte. Un noir ambientato durante gli anni ‘50 nel Salento, quando si pensava  ancora di poter esorcizzare il demonio utilizzando i suoni ipnotici.

L’opera racconta la storia di due sorelle, orfane di madre e figlie di un padre totalmente assente. Trasferitesi nel magico mondo della taranta, la maggiore, Filomena, ancora bambina, viene mandata a servizio presso una famiglia in una masseria e spesso, su invito dei padroni di casa, reca con se anche la piccola Archina. Se non che, trascorsi alcuni anni, un triste giorno, Filomena, scopre che la sorellina, non ancora dodicenne, subisce da tempo abusi e violenze da parte del padrone di casa, e che, chiusa in se stessa, a causa della vergogna, non riesce a confidare la sua sofferenza, trasformando angoscia e disperazione, in una tortura interiore.
Così, in una società arcaica, ove non esistevano psicanalisi e psicofarmaci, per guarire l’infelicità, veniva usata una cura a base di musica ipnotica, capace, secondo quella cultura locale, di scacciare il male dalle persone: la taranta. Un ballo generato per espellere un pensiero violento che logora l’animo, un ballo che la povera Archina vestirà per giorni interi.

“Filomena, guardando il movimento del braccio del violinista che suona la taranta per Archina, le pare di vedere la stessa tecnica subita anni prima dalla madre: si incideva la vena del braccio del malato con un piccolo coltello e si credeva che, insieme al sangue, scivolasse via la malattia. Con la taranta era lo stesso. La musica faceva defluire il veleno iniettato dal ragno, da cui si credeva dipendesse l’infelicità.”
A febbraio ”Metti il diavolo a ballare”, è diventato anche un reading: uno spettacolo di musica e letture, che, la neo scrittrice, sta portando in giro per l’Italia. In compagnia di quattro talentuosi artisti, legge, canta e suona il testo da lei scritto. Su tutti eccelle, nella sua magnifica interpretazione, Ippolito Chiarello, il noto attore teatrale leccese, che con la de Sio, sotto i riflettori, dona vita,  con grande passione, alle parole descritte nel testo.
Il 19 agosto, la bellissima piazza Musso di Laigueglia, affacciata sul mare ed abbracciata per tre quarti dalle caratteristiche case della costa ligure, pronta ad accogliere il singolare show, era totalmente gremita di pubblico: i posti a sedere erano esauriti già un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, tantissima la gente rimasta in piedi e numerosi i pugliesi presenti che, con grande passione e trasporto, hanno partecipato alla storia, ma soprattutto ai momenti musicali.

Teresa de Sio, con la grande professionalità che la contraddistingue, ha saputo catturare l’entusiasmo del pubblico, sposando la crudezza delle parole con la forza della musica, regalando, così, a tutti, impareggiabili momenti di grande cultura.


Pubblicato da GenovaZena a ottobre 2010



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giovedì 19 aprile 2012

Nuove Mode Rivierasche


di Simona CASAGRANDE



Dei danni del sole si parla continuamente, ma forse molti non sanno che preso nelle dosi giuste, e con le adeguate precauzioni, può regalare notevoli benefici sia al corpo che alla mente.

Infatti le ricerche scientifiche condotte negli ultimi anni, portano a considerare l’”ELIOTERAPIA” un metodo di cura alternativo addirittura alla medicina tradizionale, tanto è vero che tra i benefici annoverati vi sono: la crescita e lo sviluppo del bambino, la riduzione del colesterolo, la diminuzione di carie dentarie, l’aumento della fertilità, la prevenzione dei tumori e il miglioramento del sistema immunitario; stimola la produzione della vitamina D, necessaria alla metabolizzazione del calcio, determinando il consolidamento della struttura ossea nei piccoli e prevenendo, negli adulti, artrosi, osteoporosi e reumatismi. Per questo sono consigliate, lunghissime passeggiate, la mattina presto, sulla riva del mare, e, se il clima lo permette, con i piedi a bagno, per stimolare la circolazione sanguigna.

Camminare, poi, con le gambe immerse nell’acqua fino ai glutei è un metodo naturale per combattere le vene varicose, la pelle a buccia d’arancia e gli inestetismi della cellulite: le onde infatti producono un naturale massaggio rassodante e la cute, tramite il salino, apparirà più liscia e morbida. Non solo, ma per ciò che concerne l’estetica, il sole aiuta anche la cura di acne, psoriasi ed eczemi: bastano, infatti, anche solo un paio d’ore al giorno di esposizione alla luce solare per ridurre macchie e brufoli.

Come se tutto ciò non bastasse, il sole si dimostra un efficace rimedio anche in casi di ansia e depressione. La “LIGHT THERAPY”, appunto, ha un notevole effetto antidepressivo, perché la luce stimola il funzionamento di alcuni neurotrasmettitori cerebrali che aumentano la secrezione di endorfine le quali regolano l’umore, determinando un effetto  vitale e gioioso.

Sembra pertanto che un periodo al mare, anche d’inverno, sia indispensabile per “lo star bene” di tutto l’anno.

A tal fine, già da alcuni anni, su quasi tutte le spiagge della Baia del Sole, quell’angolo di costa compresa tra Alassio e Laigueglia, in provincia di Savona, che gode di uno dei climi tra i più miti della riviera, anche in bassa stagione è possibile lasciarsi comodamente coccolare dal sole, rilassati in tutta tranquillità s’una sdraio.

Così, questo spicchio di Liguria, si trasforma, sia in autunno che in primavera, in una naturale clinica per la bellezza, ma soprattutto per la salute.

Tra l’altro, la spiaggia, qui, è composta da una sabbia di quarzo e calcare finissimo, morbida come un cuscino di piume e sottile come lo zucchero, ideale per i bimbi che muovono i primi passi; ed il mare scende quasi senza pendenza cosicché anche i neofiti dell’acqua ed i più piccoli possano conquistare passo a passo la benevolenza di Nettuno.

Otre a ciò, qui, a sostegno dell’economia locale, l'11 aprile 2010, la Marina di Alassio spa, in collaborazione con l’Assessorato Turismo e Cultura del Comune di Alassio,  i Bagni Marini Alassio e le Associazioni Albergatori, di Alassio e Laigueglia, nonché la Società Nazionale di Salvamento, con la sapiente organizzazione della Eccoci Eventi, hanno voluto inaugurare, grazie ad un gemellaggio, con Limone Piemonte, che nasce sotto il segno dello sport e del divertimento, un’ulteriore attività da praticare fuori stagione sulla spiaggia: lo sci di fondo in versione estiva.

La divertentissima cerimonia è iniziata con l’esibizione di trenta turisti, che correndo, per 100 metri, sulle ciaspole, si sono dati, allegramente, battaglia a colpi di racchette.


Poi, uno spassosissimo bagnino, in stile anni ‘30, munito di pistola a salve, ha dato lo start alla gara, tenutasi s’un percorso di 500 metri, che è stata goliardicamente aperta da personaggi istituzionali come il neo Consigliere Regionale, arch. Marco Melgrati, il duo del Centro Antitarocco di Striscia La Notizia, Luca Galtieri ed il Mago di AZ, Filippo Paci, protagonista di “Uomini e Donne”, Bottero Margherita e Tosello Caterina, campionesse storiche della nazionale Italiana di sci di fondo e naturalmente non è mancata una grande madrina d’eccezione quale la signora CELINA SEGHI, 91 anni, pluridecorata campionessa italiana, olimpica e mondiale di sci di fondo. Alla griglia di partenza, elettrizzati e raggianti, c’erano anche un centinaio di concorrenti, tra bagnini e turisti, che si sono spensieratamente lanciati nella folle, quanto incredibile, corsa sul litorale alassino. Intanto il pubblico, giunto da ogni parte della provincia e dalle vicine metropoli, totalmente esterrefatto ed incredulo, sosteneva entusiasta gl’inverosimili protagonisti con applausi e grida d’incoraggiamento.

L’evento, svoltosi, a scopo benefico a favore dell’AIRC (Associazione Italiana per la ricerca sul cancro) ha visto vincitore il genovese PESCE Gianfranco di 52 anni, premiato, sul bagnasciuga, con un bellissimo trofeo dal Sindaco, Marco Melgrati, e dall’Assessore, Monica Zioni.


Ovviamente sulla spiaggia, essendoci maggior attrito e mantenendo la stessa tecnica, gli stessi sci e le stesse scarpe, usati in montagna, occorre uno sforzo decisamente più intenso e quindi i muscoli subiscono una più ragguardevole sollecitazione. Ma la felice illuminazione, per tanto inverosimile possa sembrare, è, senza alcun dubbio, brillante ed arguta. Infatti, la tradizionale economia rivierasca, già in notevole difficoltà da più di un decennio, ed ora, ulteriormente folgorata dalla crisi economica in atto, necessita indiscutibilmente di idee innovative e fresche, capaci di rinvigorire, e perché no, stravolgere, l’archetipo di turismo al fine di riuscire a far confluire più necessità e desideri cosicché tutti possano godere di ciò che di più straordinario il mondo ci ha donato: la natura.


 
Pubblicato da GenovaZena a maggio 2010

 

 


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